Torno al mio bosco, alla sua infinita stagione, al suo perdurante pulsare. Il tempo nuovo è incastonato in qualche germoglio pallido ed eroico. Lei, la quercia regina, riposa ancora e tace. Passo, l'accarezzo piano e provo ad ascoltare il suono prezioso e lieve della sua corteccia fatta di secoli e muschio. La primavera incede con la giusta pazienza. Qui non si sente fretta, gli alberi odorano ancora di inverno e non si fidano di qualche raggio vermiglio. Aspettano. E la loro saggezza mi commuove ogni volta.
[foto by mia_euridice 26.03.2011]
intanto questo è l'anno che l'Onu ha dedicato alle foreste, ma poi forse non siamo alberi?
RispondiEliminasecondo il calendario celtico ogni essere umano è simboleggiato da un albero (sacro) per esempio io sarei un cipresso incrociato con un pino (perchè nata a cavallo tra i due) diciamo una conifera, praticamente un'evergreen:)) pensa__ :))
Io ho sempre saputo di essere un albero.
RispondiEliminaNon so quale, però. Ma lo sono.
Easy: Gli alberi, maestri del saper aspettare il tempo giusto, ci ascoltano e vegliano sui nostri errori. In passato avevo un posto in cui mi sentivo in grembo ed era vigilato da alberi. Giuro che un giorno ci andai e sentii urla e pianti. Poco tempo dopo trovai raso al suolo tutto...
RispondiEliminaMi sento più vento che passa tra gli alberi. Ho paura di restare bloccato a guardare le vite degli altri che scorrono via.
RispondiElimina@ easy: un po' inquietante, devo dire. Ma capisco perfettamente il senso di protezione che hai avvertito.
RispondiElimina@ mar52: io amo molto il vento. L'aria, per l'esattezza. Se sei vento nessuno può bloccarti. Meno che mai i rami degli alberi.
RispondiEliminaSaluta la quercia per me.
RispondiEliminaP.S. Basilico.
RispondiEliminaAh ci sei... pensavo ti fossi perso.
RispondiEliminaLa quercia dorme ancora. L'ho vista proprio un paio di giorni fa. Le porterò i tuoi saluti, certo!
questo post m'ispira talmente che faccio una cosa mai fatta: un copia e incolla dal mio romanzo! (e nel frattempo ti dico CIAO!)
RispondiElimina"Un’illuminante visione del poeta Rainer Maria Rilke dice:
«Essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come
l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste
di primavera, senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate.
L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come
se l’eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto...».
Progettavo di usare questa come epigrafe di un libro
che avrei scritto da vecchio, l’ultimo. Quel libro ultimo,
che mai scriverò, l’avrei intitolato La pazienza dell’albero.
Perché l’illuminazione di Rilke avrei proprio voluto farla
mia. Come l’albero, aspettare fiducioso e senza ansia
nelle tempeste di primavera. Come l’albero aspettare
con pazienza, non incalzare i succhi e attendere l’estate.
Vivere sereno e spensierato e vasto i miei giorni di albero,
come se l’eternità mi stesse davanti. Ma a volte perfino
gli alberi vorrebbero mettersi a urlare, e la sequoia
che sono offrirebbe volentieri i suoi robusti rami per una
qualche meritata impiccagione. A volte l’estate arriva solo
per portarsi via tua madre."
p.s. gli a capo assurdi sono dovuti al copia e incolla, il romanzo non è così sperimentale... :D
p.p.s. come non detto, gli a capo assurdi spuntavano solo nell'anteprima, misteri di blogger... :-))
RispondiEliminaNiente male, gentile Zio Scriba. E detto da me che sono una lettrice accanita e vagamente paranoica (oltre che parecchio esigente) non è poco.
RispondiEliminaHo avuto un'illuminazione alla Rilke!? Non conoscevo il suo scritto e mi ha sorpresa. Bene.