6 febbraio 2011

Rispetto a prescindere

Se non ora quando. L'hanno chiamata così. E' una giornata in cui donne come me andranno in piazza a ribadire di essere donne e non oggetti. Non sono contraria. Eppure trovo raccapricciante l'idea di vivere in un Paese (o in un mondo) in cui le donne come me devono organizzare manifestazioni per ricordare agli uomini, e forse  anche a loro stesse, di essere creature degne di rispetto, portatrici di dignità e non solo di un corpo da usare come bene di scambio o da abusare per abominii vari e ripetuti. Pretendo rispetto a prescindere. Tutto qui.

[foto by Greyguardian]

17 commenti:

  1. meglio questa manifestazione di quelle dell'8 marzo___ e poi servono per fare la conta:)

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  2. Non se siano poi tanto differenti teti. Infatti mi lasciano perplessa entrambe!

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  3. La scelta del nome della manifestazione è molto bella e giusta.

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  4. rognosa questione che comprende anche se si debbano mantenere le quote rosa o meno.
    io ho vissuto sulla pelle cattiverie professionali esercitate da donne e da uomini, senza differenza. una forma di parità, forse. essere stronzi unisex. ma vivo in un altro paese, che non ha veline.

    mi pare che in italia il problema sia andato oltre e si sia legittimato e accettato pubblicamente un ruolo della donna come animaletto domestico, carina come un chihuahua o ringhiosa come un pitbull (vedi santanchè) ma sempre cagnetto. e questo anche grazie a tante donne che ne ricevono molti vantaggi.
    donna nemica di se stessa

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  5. Io invece la sostengo e parteciperò attivamente. Non che speri di ottenere qualcosa, ma è sempre meglio che starsene ancora a casa ad aspettare il rispetto e prendere pesci in faccia.
    Anche io lo pretendo, il rispetto. Alternative?

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  6. @ je_est: non discuto la scelta del nome della manifestazione, ne discuto il senso.

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  7. @ecudiélle: io sono tra le persone che non sono particolarmente fiere delle quote rosa. Vorrei, semplicemente, che le donne potessero avere le stesse opportunità e gli stessi diritti degli uomini, visto che il medioevo o il rinascimento sono finiti da un bel pezzo.
    Vorrei che le donne non fossero sedute in Parlamento solo perché qualcuno ha garantito loro un seggio ma perché ci sono altre donne e altri uomini che le votano e le eleggono.
    Il ruolo di animaletto domestico, purtroppo, a tante donne è andato più che bene visto che ha consentito loro di arrivare dove volevano. Si sono svendute dignità e decoro per avere in cambio potere e magati qualche comparsata in prima serata in TV.

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  8. @ Mister: stavolta hai optato per "cacchio"... sorrido.

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  9. @ espe: liberissima. Ho scritto infatti che non sono contraria. Però vorrei tanto che, oltre il folklore di eventi simili di cui si parlerà ovunque per un paio di giorni, ci fossero degli atti concreti che le donne facessero per loro stesse.
    Il mondo sa benissimo che le italiane non sono solo o non sono affatto le quattro donnine allegre che partecipano alle feste di Berlusconi né quelle che sculettano in TV ad ogni ora e in ogni programma né quelle che starnazzano come oche nei reality.
    Basterebbe solo prenderci (noi donne) un po' più sul serio e riconoscersi come creature dotate di un cervello e in grado di gestire con intelligenza anche il proprio essere "femmine".

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  10. le quote rosa: è come chiedersi se sia nato prima l'uovo o la gallina.
    senza quote rosa non ci sono donne da votare, cioè non ci sono nemmeno le candidate se parliamo di politica.

    in università ci sono più docenti di ruolo donne che uomini e senza quote rosa (perché il lavoro accademico è generalmente sottopagato e l'uomo va a lavorare nel privato, a parità di competenze; l'università in sostanza è l'equivalente della scuola primaria e secondaria che una volta erano solo uomini e adesso sono più o meno uguali).
    Anche se per una questione generazionale, le donne in università non sono ancora arrivate in molte ai livelli alti. quando ci arriveranno cosa succederà a questo paese e all'università? Non lo so. Spero qualcosa. Forse niente.

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  11. Quote rose: credo che in una società veramente evoluta e moderna non siano necessarie. Se da noi sono istituite, è evidente che non siamo ancora culturalmente e civilmente evoluti.

    Conosci il mondo accademico, a quanto leggo. Probabilmente lo vivi in prima persona e forse sei una delle docenti sottopagate a cui fai riferimento.

    Le donne, soprattutto in Italia, sono escluse da moltissimi alti livelli. E temo sarà così ancora per tanto, tanto tempo.

    Io spero che tra qualche decennio (visto che parlare di "anni" mi sembra insufficiente) le ragazze o le donne possano parlare di quote rose come di preistoria, un po' come noi, oggi, parliamo dei primordi dei movimenti femministi.

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  12. Le donne che dovrebbero leggere la tua risposta non vengono di certo qui.
    Io vado alla manifestazione perchè son disperata. L'impotenza mi sta logorando sempre più.

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  13. Sì, è tutto decisamente giusto. Siamo poi tutti uguali nel rispetto, nella dignità e nelle opportunità.Dovremmo essere. Facendo un ragionamento un pò " a mente chiusa",mi verrebbe da dire che,secondo me, le donne sono individui superiori agli uomini. Hanno il dono divino della maternità ed è una preziosa chiave che apre tante porte: quella della sensibilità, della comprensione e di tutto ciò che certi "uomini" non sono in grado di possedere...e perciò inferiori. Ovviamente non di tutt'erba un fascio.

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  14. @ espe: sono certa che hai ragione: le donne che dovrebbero leggere la mia risposta, non passano di qui. E se anche passassero non perderebbero tempo a leggere né, tanto meno, a rispondere.
    E' questo il dramma: il non riconoscersi "guasti".

    Vai pure alla manifestazione ad urlare o a palesare la tua disperazione. Non so a cosa possa servire. Ma forse serve a te, può bastare.

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  15. @ Veil: non credo alla superiorità di un genere sull'altro. Ci sono contingenze per le quali le donne risultano essere più "performanti", in altri casi lo sono di più gli uomini. La maternità, in fondo, non ci dà alcun vantaggio, anzi, spesso ci fa perdere punti, diritti e tutele.
    Guarda caso.

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  16. Premessa: il mio è solo realismo; una mera e cruda constatazione di ciò che è. Spero che nessuno lo scambi per maschilismo o insensibilità.
    Francamente non credo nei cambiamenti culturali imposti per legge. D’altro canto se fossi donna non andrei a manifestare in piazza (se non per il desiderio di farmi una passeggiata in centro) per diritti che quella stessa legge mi riconosce già (in effetti le donne sono tutelate dalla legge forse più degli uomini).
    Allora mi chiedo: a cosa serve questa giornata? Cosa si chiede? Leggi nuove?
    Le leggi sono e saranno sempre aggirabili in quanto devono stabilire i doveri, ma anche proteggere i diritti di tutti, ergo contemplano inevitabilmente un “tuttavia” attorno al quale si innesca la danza dell’inganno.
    Oppure, forse, si chiede alle persone di rispettarle, quelle leggi?
    In tal caso la mia marcia sarebbe doppiamente inutile: non vedo perché chi le ha calpestate fin’ora dovrebbe cambiare il suo modo di agire solo perché in un bel giorno di sole un tot di persone sono scese in piazza a dire che “così non va”.
    Allora, come Euridice, mi chiedo: a cosa serve?
    In ultima analisi mi sento di dire che cercare il rispetto come esseri umani è giusto, ma pretendere ruoli che non ci appartengono è stupido: se la natura ci ha fatti diversi un motivo ci sarà.
    E basta con questa storia della solidarietà femminile: è una leggenda metropolitana! La donna è fisiologicamente e geneticamente allergica all’omosolidarietà.
    Per concludere: anch’io potrei manifestare, ad esempio, perché l’uomo facesse l’uomo la donna smettesse di rompergli le palle (e non c’è neanche uno straccio di legge che lo imponga), ma so che è geneticamente impossibile e lo accetto così.
    P.S. A scanso di equivoci, il finale voleva essere una battuta.
    basilico

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