La solitudine conduce all'assuefazione. Si pensa in uno e per uno. Il circuito è piatto, rassicurante. Le sbavature ridotte al minimo e il nucleo è un minuscolo osso. Per questo ho paura ora. Per questa mia abitudine a me. A me sola. Un altro paio d'occhi sono un'ancora ma anche un rischio impossibile da calcolare. Ho circolato fino in fondo alle paludi della mia angoscia e ho lavorato per demolire desideri. La dimensione che si prospetta prevede un due al posto di un uno. E non so come tornare ad esserlo.
(*) Gandhi
[foto by NuclearSeason]
Anche io sono sempre in solitudine.Molto spesso mi adagio in essa, piacevolmente, perchè non ho alternative e poi sento il bisogno di stare tra me e me.Altre volte,invece,è così pesante tenerla addosso tanto che vorrei fuggire da me stesso e recarmi tra tante persone.Ma questo non significa affatto risolvere la questione.PS comincio a respirare il profumo delle tue parole,un'altra volta.Sto cercando di imparare anche io le nuove opzioni.Un abbraccio forte.
RispondiEliminaLa solitudine "è una strana compagna", cantava un tizio tanti anni fa. E' vero. In alcuni momenti ti lascia senza respiro, schiaccia i pensieri e le speranze.
RispondiEliminaAltre volte è un rifugio come pochi altri. E' un'oasi piena di quiete che può diventare fin troppo sicura o rassicurante.
Sono sempre la stessa, Veil. E anche le mie parole arrivano allo stesso modo.
Sarai qui con me, anche se avremo una casa tutta nuova e qualche istruzione in più da imparare.
ciao!
RispondiEliminadetto fatto anche per me il trasloco è ultimato...
a presto
Ah! Che bello... un altro amico!
RispondiEliminaBen arrivato antopolino. Sono davvero felice che ci sia anche tu.
Una diaspora!
Talvolta non siamo noi a scegliere la solitudine. E' la solitudine che ci sceglie, perché è come l'amore: si fa trovare e s'impone, come in alcune incredibili storie d'amore, che hanno un solo protagonista. Penso pure che l'idea di appartenere unicamente a se stessi è, di sicuro, meno intrigante, rispetto all'idea di coppia, ma di gran lunga più gratificante, perché nella solitudine si tende ad esaltare le proprie qualità. A ogni modo, quando si decide di uscire dalla solitudine, hai ragione tu: un passo alla volta e quello che segue sull'orma del primo. Sono contento di averti ritrovata...(vanderdecker)
RispondiEliminaCiao vander! Sapevo che, prima o poi, saresti arrivato anche tu. Bene.
RispondiEliminaIn merito al post: credo di essere stata zitella per troppo tempo. Capisci? Ora mi trovo di fronte ad una persona che sembra a posto e che, una volta tanto, ha una mente pensante.
Mi domando: riuscirà a sopportarmi?
Un sorriso.
Non so se la solitudine dia assuefazione.
RispondiEliminaQuando sei solo puoi essere te stesso, ed a volte succede che si difenda strenuamente quella condizione di simil-anarchia.
C’è stato un periodo della vita in cui passeggiando per le strade invernali della mia città percepivo una sorta di calore uscire dalle finestre illuminate. Quella luce calda mi dava un senso di domesticità desiderato fino allo spasimo; fino a condividere l’odore di minestra calda nei piatti di gente estranea.
Poi quel periodo passò, ed insieme a lui anche io. Le strade cittadine erano le stesse di sempre, ma quelle luci dietro i vetri avevano smesso la foggia di lanterne magiche. Somigliavano più a luminarie funebri; luci fioche che illuminavano la “disgrazia” di chi non aveva più la forza o la possibilità o la voglia di cambiare le cose. Le guardavo e rabbrividivo. Le guardavo ed acceleravo il passo perché il loro alone non contaminasse la mia “libertà”.
La solitudine, come tanto altro sentire, somiglia spesso ad un cane, Euridice, uno di quei cani che ti corre dietro se scappi e fugge se lo rincorri.
…E i cani somigliano quasi sempre ai loro padroni.
Basilicojamaicano
Euri! Ho fatto un casino con l'account, devi mandarmi un altro manualetto di spiegazioni!
RispondiEliminaJe_est
Ciao Basilico!
RispondiEliminaMi piace il paragone tra cani e solitudine. Forse, più semplicemente, siamo creature perennemente insoddisfatte. Bramiamo, per indole e per natura, tutto ciò che non abbiamo e che immaginiamo non poter avere.
Quando si è soli (single) si desidera avere un amore. Quando si è impegnati o, peggio sposati (male), si desidera tornare allo status di single.
Noiosi!
Risolto, credo. Scusami.
RispondiElimina@ Je_est: cosa ti è successo? Ma è possibile che tu faccia pastrocchi in ogni istante? Santo cielo!
RispondiEliminaSei così carino (e sembri pure intelligente) con quel librone in mano... e invece. Niente.
Prova a cliccare su "entra" (magari funziona!)
Ah, eccoti.
RispondiEliminaVedi?
Quando ti impegni riesci oltre gli umani limiti.
Ah! (come lo dici tu, però...)
Vuoi che te lo passi? Come ti spiegavo si tratta di un oscuro trattato di enigmistica. Come te la cavi con le crittografie mnemoniche, Euri?
RispondiEliminaCon le che?
RispondiEliminaMi sa che te le cedo volentieri.
Come avessi accettato, caro Lo'. Davvero!
Mica mordono, le crittografie. Sono giochi enigmistici. E hanno dei nomi bellissimi: ci sono le crittografie mnemoniche, le sillogistiche, le perifrastiche...no?
RispondiEliminaVabbè, ho capito. Torniamo a buttare il naso su "La fortuna del vinaio", d'accordo (gran titolo, detto tra noi).
Evidentemente non ho capito una mazza di come funziona per postare i commenti: stamattina ne leggevo solo due al tuo post e ho inviato di nuovo il mio (che non c'era anche se ieri lo vedevo).
RispondiEliminaNon so cosa ho combinato, ma se ti trovi un doppione sappi perché :-).
Basilicoj.
@ Je_est: guarda, al massimo, mi concedo un cruciverba senza schema. Per il resto lascio tutto a te!
RispondiElimina@ Veil: hai conservato uno dei miei vecchi post! Sorrido. Che tenero. Ricordo quel post, certo e ti ringrazio. La persona di cui parlo riesce a fare esattamente quello di cui scrivo. Sai, a volte mi legge delle fiabe...
@ Basilico: non ho trovato doppi commenti. Forse c'è stato solo qualche "impallo" tecnico, nulla di grave.
La solitudine è uno stato della mente camuffata dalla compagnia dei nostri simili. Simili?
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